Già il nome ti mette di buon umore.
Queste tre sillabe in fila hanno l'effetto di una dolce carezza. L'aria finalmente tiepida ti porta un profumo nuovo, di piante in sboccio. E su tutto prevale quello inebriante e delicato del glicine.
E allora sbirci nei giardini finché non ne trovi la fonte e godi nel vedere quei grappoli lilla, fragili e purtroppo di breve durata. Il pensiero torna a tempi lontani, quando la domenica di Pasqua, a mezzogiorno, si scioglieva la "Gloria" e, dopo che erano stati rimossi tutti i drappi viola che avevano ricoperto le immagini sacre in segno di lutto, le campane delle tante chiese della città suonavano a festa, tutte insieme. Le famiglie andavano a messa e si scambiavano gli auguri.
I negozietti di dolciumi, insieme alle caramelle sfuse, alle more, alle barchette, alle girandole di liquirizia, vendevano le pecorelle di zucchero. Si compravano e si regalavano primule e violacciocche, e la gente era sorridente. Ci si accontentava di poco.
Le varie stazioni radio trasmettevano di continuo, alternativamente, le canzoni napoletane. Cantavano tutti: cantava il ragazzo in bicicletta che portava il pane, cantava l'imbianchino, il calzolaio, lo scalpellino, l'operaio. Cantavano le donne che rassettavano con le finestre aperte.
Era forse un modo per tenersi compagnia, per apprezzare la bella giornata, per partecipare al mondo la propria serenità.
Il ritmo della vita era lento. C’erano l’amicizia, il rispetto, la semplicità di vita.
C’era la solidarietà. Ci si voleva bene.
![]() |
Primavera a Posillipo - foto di Luna y Valencia |
Nessun commento:
Posta un commento