sabato 4 marzo 2023

La Birreria Marchese

A Piazza Sannazaro, alla destra della galleria venendo dal viale Gramsci, che una volta si chiamava viale Elena, esisteva una birreria. Una targa rettangolare scura, posizionata in verticale, rappresentava un cameriere con i capelli e il camice bianco con cravattino nero che reggeva in mano due boccali di birra traboccanti di spuma. Non poteva passare inosservata, ed era il richiamo per la Birreria Marchese.
Era questa allocata in un piccolo vano, e dall'esterno si vedevano sulla destra degli enormi distributori di birra che veniva servita alla spina. Il proprietario, il signor Marchese, aveva due figlie, due belle ragazze, una bionda e una bruna. La bionda, forse più grande, più sicura di sé, riempiva velocemente i boccali all'interno del locale; la bruna, più timida, prendeva le ordinazioni per le caponate che si gustavano fuori, all'aperto, sui tavolini pieghevoli a listelli di legno che occupavano i pochi metri liberi avanti all'ingresso del locale. 
Le "marchesine" erano ragazze serie, che tenevano a bada con ferma cortesia i giovanotti e i loro sguardi di ammirazione.

Avevo forse sedici anni, quando insieme ai miei compagni di comitiva ci spingemmo fino a Mergellina, dove per la prima volta assaggiai un bicchiere di birra, trovandolo amaro e non capendo, allora, come potesse piacere.
Passammo poi fra i tavolini, dove persone semplici e pescatori apprezzavano freselle rotonde con il buco al centro, inumidite per spugnarle e condite con pomodoro fresco, insalata verde, rucola, olive nere, olio e acciughe.
Ricordo che comprammo l'altra specialità della birreria: i taralli napoletani -quelli con la sugna, il pepe e le mandorle- che andammo a rosicchiare affacciandoci sulla spiaggetta di Sermoneta, per poi raggiungere la fermata del filobus che ci avrebbe riportato a casa.