martedì 27 novembre 2018

Villa Marino e Riva Fiorita

Con il solito garbo che lo contraddistingueva, più di una volta Gennaro mi aveva invitato a scrivere qualcosa su Riva Fiorita.
Mai avrei pensato di non fare a tempo ad accontentarlo.
Dedico quindi a lui questo ricordo, con grande commozione e tanto rammarico.

Un Parco sul Mare

Favorito da una posizione strategica, inserito in una rada con due spiaggette, incuneato fra le grotte del cantiere navale e le altre grotte-alveare che ospitavano marinai e pescatori, era il paradiso dei vacanzieri.
Due palazzoni sistemati ad anfiteatro affacciavano sui viali interni, sulla piazzetta, sulla scogliera con il suo trampolino, sugli spazi liberi che alternativamente venivano utilizzati per giocare a pallone, a pallavolo, o per andare in bicicletta.
Pochi erano gli "stanziali", perchè Posillipo era considerata lontana dalla città, ma in estate tutti gli appartamenti venivano affittati.
Ragazzi e ragazze di tutte le età erano liberi di giocare e di spaziare all'aperto, mentre le madri li tenevano d'occhio dai balconi.

A questo parco si affiancò uno stabilimento in muratura, con tantissime cabine, un fornitissimo bar, una pizzeria, un ristorante, una pista da ballo, terrazze sul mare, docce e un juke-box.
Gli fu dato un nome orecchiabile e simpatico, "Riva Fiorita".

Lo si raggiungeva in auto dalla tortuosa via Ferdinando Russo, o da mare, con le motobarche panciute e sicure che prima dell'attracco al pontile, si preannunciavano con la sirena.
Di mattina si pensava soltanto al mare (tuffi dal trampolino, sfide di nuoto, lotte tra piramidi umane, inseguimenti con i materassini). 

Tra le 13 e le 14 c'era il rito del pranzo, che si consumava sulle terrazze dello stabilimento. 
Grandi tavoli venivano posizionati tra gli alberi di agrumi, nei viali, fra le file di cabine. Pizzeria e ristorante funzionavano alla grande, anche se molte madri provvedevano a portare il cibo da casa.
L'atmosfera era rilassata, serena; tutti scherzavano, sorridevano, si conoscevano, si scambiavano le provviste per un assaggio.

Fino alle 16 era vietato tornare in acqua dopo le libagioni abbondanti e allora ci si industriava a fare passare il tempo.
Si giocava sulla spiaggia: si tracciava un solco piuttosto articolato trascinando per i piedi un ragazzino seduto sulla rena, e si costruiva un circuito. Il gioco consisteva nel fare avanzare una pallina di pomice (trovata a mare e smussata fino a farla diventare perfettamente rotonda) spingendola con il pollice e l'indice fino al traguardo. Se questa usciva dal solco, si ricominciava da capo. Chiaramente ognuno aveva la sua.

Un altro gioco consisteva nel fare un mucchietto di sabbia, piazzandovi al centro, all'impiedi, uno stecco di gelato. Bisognava togliere via, a turno, un po' di rena, con il taglio della mano. Chi faceva cadere il bastoncino pagava pegno.

Alle 16, l'arrembaggio!
Di nuovo tutti a mare, godendo gli ultimi raggi del sole che tramontava dietro Villa Volpicelli.
Quando i bagnanti che venivano dalla città tornavano a casa, lasciando libera la spiaggia, questa veniva immediatamente occupata dagli stanziali, che la utilizzavano per interminabili partite a pallone.
La sera, sulla terrazza dello stabilimento, suonava l'orchestrina dei fratelli Settesoldi.
Ci si riuniva per ascoltarli, per ballare.
Ogni tanto c'era una serata, nella quale si esibivano per gioco le persone che abitavano a Riva Fiorita.
C'era chi cantava, chi raccontava barzellette,  chi recitava poesie.

Ci fu anche un tentativo di trasformare lo stabilimento in night.
La location era perfetta: terrazza sul mare, alberi, bar, pista da ballo, fontana, aiuole fiorite e pergolati di glicine e bouganvillea.
Per un paio d'estati funzionò, fra i cantanti del momento si esibirono a Riva Fiorita Teddy Reno, Fred Bongusto e altri.
I ragazzini villeggianti entravano scavalcando dalle docce, finchè, scoperti, venivano scacciati senza complimenti. Altri meno intraprendenti, sedevano sulla scogliera, e ascoltando la musica immaginavano di trovarsi sulla terrazza che avevano di fronte.

Le macchine scoperte con signorine scollacciate e truccate, accompagnate da giovanotti spocchiosi, rappresentavano un diversivo per le tranquille famiglie che abitavano a Villa Marino, e che trascorrevano le serate sedute in piazzetta.
Gli ultimi eventi memorabili furono il concorso per l'ondina di SportSud e le gare di nuoto a mare.

Con la scomparsa del proprietario, il commendator Marino, man mano tutti gli appartamenti sono stati venduti. Riva Fiorita è diventata un gigantesco condominio dove ognuno detta legge.
Lo stabilimento non esiste più, e la struttura, una volta curatissima, è  ormai fatiscente.
Ma peggio ancora, non esiste più quell'armonia che accomunava, come una grande famiglia, tutti quelli che avevano la fortuna di condividere sole, mare, semplicità di vita, e serenità.


Riva Fiorita anni '60-'70 - Archivio Gennaro Improta

Riva Fiorita - Anni '60 - Archivio Gennaro Improta

Archivio Ludovico Mosca 

Archivio Ludovico Mosca 

Archivio Ludovico Mosca 

Archivio Ludovico Mosca