sabato 5 giugno 2021

La solidarietà

Il primo evento catastrofico di cui ho memoria fu l'alluvione del Polesine.

Il 14 novembre 1951, dopo mesi di piogge abbondanti, il Po, ingrossato dalle acque dei suoi affluenti, ruppe gli argini e invase le campagne, prima allagando e poi travolgendo tutto.
In Italia ci fu una mobilitazione generale. Allora non c'era la televisione; le notizie si ricevevano dalla radio e dai giornali. Al cinema la "Settimana INCOM" (che era una specie dell'odierno telegiornale) mostrava le immagini della sciagura prima della programmazione del film, e solo così si comprese la portata di questo evento sconvolgente.
La "Rete Rossa" della radio, (l'equivalente dell'odierna Radio Uno, unica radio nazionale, che venne affiancata anni dopo dalla "Rete Azzurra") sospese tutti i programmi in segno di rispetto per i dispersi e gli sfollati. Si ascoltavano soltanto gli aggiornamenti sempre più catastrofici dell'alluvione. Sergio Zavoli e Silvio Gigli idearono insieme a Vittorio Veltroni, padre del politico Walter, la "Catena della Fraternità". Corrado, Ingrid Bergman e Delia Scala, invitavano con continui appelli a dare una mano a questi nostri fratelli sfortunati. Ricordo che ogni bollettino era preceduta dalla musica della Cavalleria Rusticana di Mascagni e dal Sogno di Bizet.

Noi bambini non sapevamo neppure dove si trovasse, il Polesine, ma a scuola la maestra ce lo insegnò facendolo vedere sulla mappa dell'Italia.
Eravamo tutti molto dispiaciuti e partecipi, e le suore ci portavano ogni giorno a pregare.
Tutti rompemmo i nostri salvadanai con i pochi soldini racimolati durante le feste e ci separammo a malincuore dai nostri piccoli giocattoli, ma orgogliosamente felici di fare anche noi la nostra parte. Le ragazze più carine della scuola, alla domenica, guardate a vista dai loro padri che sostavano sui marciapiedi di fronte, raccoglievano le offerte ai due caselli dell'autostrada per Pompei, e in cambio offrivano una spilletta con un minuscolo nastrino tricolore. E tutti se l'appuntavano orgogliosamente in petto, bene in vista, per dimostrare che avevano fatto il loro dovere, e avevano partecipato con affetto alla rinascita di quella terra sfortunata, immedesimandosi nella tragedia che aveva colpito tante famiglie.
Noi bambini, tramite le scuole, venivamo smistati fuori alle chiese dopo la messa.
Ricordo che a me toccò la chiesa di Santa Brigida e mi detti un gran daffare invitando familiari vari e amici dei miei a riempire con le loro offerte il cestino che mi era stato consegnato e che orgogliosamente restituii stracolmo. Intanto la radio continuava a trasmettere notizie sempre più drammatiche. Si contarono più di cento morti e 180 senzatetto, oltre a molti dispersi. Gli appelli continui alla solidarietà produssero una mobilitazione nazionale. Furono raccolti materassi, coperte, vestiti, medicinali, generi alimentari e di prima necessità. Nello spazio di 24 ore furono raccolti cento milioni, dopo una settimana si arrivò a 700. Ogni giorno c'era l'aggiornamento per regione: la Campania fu quella che offri più di tutte, insieme alla Sicilia.
Ed io che allora avevo 10 anni, ero fiera che la mia regione fosse quella che aveva donato più delle altre e pensavo fiduciosa che nessuno è solo, che donare è una gioia e che la solidarietà è un dovere che coinvolge tutti. E una volta era davvero proprio così, ed era bello rendersi e sentirsi utili.