venerdì 29 gennaio 2016

Lo spavento di Vincenzo

A Giuseppone si raccontava che, a casa di Barbetta, cinque o sei persone scelte da lui venissero invitate a turno a prendere parte a una seduta spiritica, nella sua verandina sul mare.
Mi sarebbe piaciuto molto partecipare, ma la notizia non era mai stata effettivamente pubblicizzata, e pensando che con una mia richiesta di invito avrei dimostrato di essere al corrente di quella che poteva essere soltanto una voce, non chiesi mai di poter essere anche io presente.

Una sera Vincenzo, il giardinere di villa Carradori, anima candida di cui ho già parlato, si vestì di tutto punto e scese a Giuseppone.
Mi disse che era stato invitato varie volte da Barbetta, e che aveva sempre declinato l'invito.
In realtà era più spaventato che incuriosito, ma questa volta non poteva più esimersi.
Anche io spinsi per farlo andare, perchè non vedevo l'ora che tornasse per relazionarmi su quanto aveva visto e sentito.

Ed ecco più o meno il racconto che mi fece il giorno dopo:

"Erémo sei o sette 'e nuje. Stévemo 'o scuro, arrivava sùlo 'a luce 'e nu lampione 'e fore. 

Nisciuno parlava. 
All'intrasatta se vedette 'na luce forte ca venéva sempe cchiù vicina e ca era sempe cchiù forte. 
E che paura! 'E llastre lucevano comme si steva 'o sole...
'A stanza era allummata 'a 'sta luce... 'E mure, 'nterra...   
FUJE VICIENZO!!
Arapette 'a porta e facette 'a scalinata comme si me stessero secutanno...
Sùlo quanno ascette fore, m'addunaje ca era 'n' acetileja (una lampara) ca steva pescanno...
Ma p'ammore 'e Ddio, signurì, je nun ce vaco cchiù! !




sabato 23 gennaio 2016

Ciro e Nanninella

Ciro a Riva Fiorita era il factotum.
Uomo di fiducia del commendatore Marino e suo autista personale, responsabile dell'ordine e dell'efficienza dello stabilimento balneare, era custode dell'enorme palazzo e dei tanti appartamenti che venivano affittati in estate.
Abitava al pianterreno con la moglie Nanninella, il figlio Nando, somigliantissimo alla madre, e le loro quattro belle figlie.
Possedeva un camion verde, aperto, col quale usciva la mattina presto ritornando con un carico di frutta e verdure che venivano esposte e vendute nell'androne del palazzo.
Specialmente Rosaria, la più piccola, dal sorriso dolcissimo e Nanninella, erano adibite alla vendita.

Nanninella aveva il suo daffare, tra marito e cinque figli.
Nei rari momenti di riposo la ricordo in piedi, sempre con sguardo vigile, le mani incrociate sulla pancia, sotto il grembiule.
Non le sfuggiva niente; ogni tanto alzava la voce con i ragazzini, ma era buonissima.

Il gran lavoro di Ciro iniziava quando, al tramonto, lo stabilimento chiudeva.
Doveva riporre tutti i tavolini e le sdraio rimaste sulla terrazza, spazzare la pista da ballo, le cabine, le docce, i vialetti, innaffiare le piante.
Con un'enorme scopa di saggina, riusciva a rimettere tutto a posto, senza mai lamentarsi.
Anzi, accompagnava i suoi gesti, canticchiando a bocca chiusa.
Durante l'inverno il suo lavoro si riduceva non poco.
Lo stabilimento chiudeva i battenti, gli inquilini si riducevano drasticamente.
Erano poche e famiglie che trascorrevano i mesi freddi vicino al mare, anche perchè le case erano molto piccole e poco attrezzate per contrastare l'umidità.

Il lavoro di Ciro, riprendeva con i primi accenni di tepore primaverile: riapriva il cancello dello stabilimento, spazzava di nuovo tutta l'area, rimontava le porte delle cabine assicurandosi che chiudessero, dava una mano di vernice dove necessario, puliva la fontana.
Poi, passava alle piante. Potava la bouganvillea che ricopriva la pista da ballo, e il glicine che cresceva dietro la buca dell'orchestra, e che faceva ombra tra le due file di cabine.

E per tutti, grandi e piccoli, era una gioia pensare che mancava poco e che un'altra "staggione" stava per arrivare.



giovedì 14 gennaio 2016

Il Capitano

Un'estate, a Giuseppone, comparve una persona che affascinò tutti.
Si chiamava Leonardo.
Prese in affitto la parte bassa della torre di Villa Volpicelli, che si raggiunge dalla scogliera, e vi impiantò un acquario.
Grande fu la curiosità che suscitò questa iniziativa e ancor più quest'uomo dalla faccia aperta, leale, dalla stretta di mano sincera, che si presentò insieme alla sua signora spagnola e alla loro bambina.
Si parlava molto di loro. Di lui si raccontava che era stato un cercatore di corallo in Sardegna, e che era uno dei figli della guardiana del faro di Palinuro. 
La moglie era piccolina, rotondetta, con grandi occhi neri, la pelle tesa e compatta, i capelli scuri tirati sul capo a formare una cipolla.
La bambina, biondina e delicata era, giustamente, la luce dei loro occhi. 
Il Capitano -così lo chiamavano- requisì Totonno, il figlio di Barbetta : da lui si faceva portare col gozzo alla ricerca di fauna e flora marina con le quali riforniva gli acquari di Genova, di Monaco e degli altri che gliene facevano richiesta. L'acquario che aveva costruito nella torre gli serviva da stallo.
Ogni tanto a noi ragazzi era permesso di varcarne l'ingresso e fu così che vidi per la prima volta le stelle marine rosse e blu, i cavallucci di tutti i colori, i pomodori di mare rossi e gialli, le uova di squalo gattuccio (!!) raccolte dal Capitano con i supporti ai quali erano state fissate.
Chi aveva idea che gli squali facessero le uova!
Vedemmo le gorgonie coloratissime, gli anemoni di mare e le meduse di tutte le specie, e i pesci ago, quei serpentelli che si mimetizzano tra le poseidonie. Leonardo chiaramente scendeva con le bombole, pescava fuori Trentaremi, ma si spingeva spesso a Procida e a Ischia.
Aveva un sesto senso. 
Riusciva a capire dalla stagione, dalla temperatura dell'acqua, dalla profondità alla quale si immergeva, dal tipo di fondale -roccioso o sabbioso- che cosa avrebbe trovato.
Totonno lo accompagnava, ammirato.
Quando ritornavano, riempivano le vasche, cercando di ricostruire l'ambiente adatto alle singole esigenze degli ospiti e lasciavano che alghe, pesci, piante, molluschi si riambientassero.
Successivamente le vasche venivano imballate con l'ossigeno e inviate in aereo agli acquari che ne avevano fatto richiesta. Questo lavoro splendido durò forse 4-5 anni. Poi il Capitano cambiò decisamente rotta. 
Aprì una pasticceria al Vomero e cambiò radicalmente mestiere.


Uovo di gattuccio ancorato a una gorgonia