sabato 23 gennaio 2016

Ciro e Nanninella

Ciro a Riva Fiorita era il factotum.
Uomo di fiducia del commendatore Marino e suo autista personale, responsabile dell'ordine e dell'efficienza dello stabilimento balneare, era custode dell'enorme palazzo e dei tanti appartamenti che venivano affittati in estate.
Abitava al pianterreno con la moglie Nanninella, il figlio Nando, somigliantissimo alla madre, e le loro quattro belle figlie.
Possedeva un camion verde, aperto, col quale usciva la mattina presto ritornando con un carico di frutta e verdure che venivano esposte e vendute nell'androne del palazzo.
Specialmente Rosaria, la più piccola, dal sorriso dolcissimo e Nanninella, erano adibite alla vendita.

Nanninella aveva il suo daffare, tra marito e cinque figli.
Nei rari momenti di riposo la ricordo in piedi, sempre con sguardo vigile, le mani incrociate sulla pancia, sotto il grembiule.
Non le sfuggiva niente; ogni tanto alzava la voce con i ragazzini, ma era buonissima.

Il gran lavoro di Ciro iniziava quando, al tramonto, lo stabilimento chiudeva.
Doveva riporre tutti i tavolini e le sdraio rimaste sulla terrazza, spazzare la pista da ballo, le cabine, le docce, i vialetti, innaffiare le piante.
Con un'enorme scopa di saggina, riusciva a rimettere tutto a posto, senza mai lamentarsi.
Anzi, accompagnava i suoi gesti, canticchiando a bocca chiusa.
Durante l'inverno il suo lavoro si riduceva non poco.
Lo stabilimento chiudeva i battenti, gli inquilini si riducevano drasticamente.
Erano poche e famiglie che trascorrevano i mesi freddi vicino al mare, anche perchè le case erano molto piccole e poco attrezzate per contrastare l'umidità.

Il lavoro di Ciro, riprendeva con i primi accenni di tepore primaverile: riapriva il cancello dello stabilimento, spazzava di nuovo tutta l'area, rimontava le porte delle cabine assicurandosi che chiudessero, dava una mano di vernice dove necessario, puliva la fontana.
Poi, passava alle piante. Potava la bouganvillea che ricopriva la pista da ballo, e il glicine che cresceva dietro la buca dell'orchestra, e che faceva ombra tra le due file di cabine.

E per tutti, grandi e piccoli, era una gioia pensare che mancava poco e che un'altra "staggione" stava per arrivare.



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