sabato 27 febbraio 2016

Le motobarche


C'e stata un'altra persona, a Riva Fiorita, che merita assolutamente di essere ricordata.
Una persona che, nell'ormai lontano 1949, ebbe l'intuizione felice del trasporto via mare dei bagnanti dalla città agli stabilimenti balneari : il signor Franco Esposito.

Comperò una motobarca, la chiamò Sorrento (come il paese che gli aveva dato i natali) e la affidò a un capitano di lungo corso, siciliano, minuto, abbronzato e con i capelli a spazzola, che si chiamava Casimiro.

Fece allestire un pontile nella piccola rada di Riva Fiorita, fra le due spiaggette (allora ce n'era un'altra, che è stata poi inglobata dal cemento), e dette inizio a queste gradevolissime passeggiate per mare che tanta gioia procurarono ai ragazzini che,alla felicità dei bagni e delle vacanze, aggiungevano l'avventura della traversata col vento fra i capelli e sulla faccia.
Casimiro passava sotto costa, nominando tutte le ville che incontrava sul suo cammino, e teneva buoni i bambini a bordo con taralli, chinotti e aranciate.

All'arrivo a Riva Fiorita, i figli scalpitanti scendevano sul pontile insieme alle madri e alle vettovaglie portate da casa; queste ultime sarebbero state poi consumate sulla terrazza dello stabilimento dove, all'ora di pranzo, venivano allestite delle grandi tavolate.

Il trasporto via mare ebbe un grande successo: durò infatti circa 20 anni, fino al 1968.
Alla Sorrento si aggiunsero nel tempo la Marechiaro, guidata da un marinaio chiamato Masaniello, la Annamaria, dal nome della figlia del Signor Esposito, la Falco, la Jolly e la San Ciro.
Queste motobarche che ormai solcavano con frequenza il golfo traghettando persone sorridenti e felici, partivano dal Molosiglio, facevano una prima tappa alla Colonna Spezzata, poi a Mergellina, a Riva Fiorita (in un secondo tempo poi a Giuseppone) e infine a Marechiaro dove c'era il Lido delle Rose.
Erano puntualissime: si potevano regolare gli orologi sulle loro partenze e sui loro arrivi.
Quando una delle motobarche doppiava il Capo di Posillipo, e quindi mancavano pochi minuti all'attracco, un altoparlante diffondeva dal Lido la canzone "Fenestella 'e Marechiaro", segnalandone l'arrivo.


Il signor Esposito era un grande amante del mare.
Spesso andava a pescare con Bernardino, che a dispetto del nome era invece un omaccione che veniva da San Pietro ai Due Frati ed era una persona dolcissima. 
Lui lo chiamava dal balcone quando lo vedeva passare e Bernardino si avvicinava vendendogli quello che aveva pescato (ostriche, scorfani, polipi, salpe...); altre volte uscivano insieme in barca.
Bernardino raccontava storie fantastiche, di animali parlanti, di magie, di incantesimi, di tesori nascosti in fondo al mare, e così intratteneva la piccola Annamaria e i suoi amichetti che lo ascoltavano estasiati. 
Viveva in barca e dormiva sotto le stelle.
Quando pioveva o mareggiava, e in inverno, Bernardino si riparava nella grotta del cantiere Postiglione, dove un giorno triste fu poi purtroppo ritrovato senza vita.

Ritornando alle motobarche, il servizio durava fino al tramonto, ma la sera partiva un'ultima corsa.
Nelle calde serate d'estate le coppiette, i turisti, gli anziani, si imbarcavano per avere un po' di refrigerio alla calura, e quest barcone li portava al largo per permettere loro di godere della vista della città illuminata, mentre le canzoni di Napoli incise su un registratore, venivano diffuse dall'altoparlante di bordo e la loro melodìa raggiungeva tutte le case che si affacciavano a mare.


L'arrivo di una delle motobarche a Giuseppone a mare




L'approdo a Riva Fiorita

Le motobarche al Molosiglio (foto gentilmente fornita dalla signora Annamaria Esposito)

Il signor Franco Esposito (foto gentilmente fornita dalla signora Annamaria Esposito)

Approdo alla Colonna Spezzata, via Caracciolo

Da villa Volpicelli


venerdì 12 febbraio 2016

Posillipo, luogo dell'anima

Ho sempre sostenuto che Posillipo, oltre ad essere un quartiere di Napoli, sia uno stato d'animo. 
(So che i Posillipini DOC capiranno).

La mia Posillipo, quella che sempre mi emoziona e mi rasserena, inizia dopo villa Pavoncelli, quando tra i pini della sottostante Grottamarina si scorgono il Vesuvio e il mare. 
Tantissimi anni fa, di fronte, un po' prima , sulla destra, dopo la chiesa, sulla salita del viale, c'era una pensione. Si chiamava pensione Fresie
Non ho mai avuto occasione di andarci, ma ricordo che sulla strada, prima del cancello, legata all'inferriata c'era una enorme targa rettangolare in metallo, sulla quale erano stampati dei grossi fiori gialli che la pubblicizzavano. 
Quando venivo dalla città e vedevo quel cartello, mi sentivo a casa. 
Conoscevo il cantiere Postiglione, dove per anni ho custodito la mia barchetta, le piccole scale e l'ascensore per raggiungerlo; la bouganvillea di Villa Cottrau, i due scogli di San Pietro ai due Frati, la scala del canalone, la palma e il pino di villa Bracale, il glicine di Grotta Romana.
E Villa Martinelli, e Piazza San Luigi, dove avevo tanti amici, e l'elettroforno, e i gelati di Bilancione
E il susseguirsi di ville: Villa Elisa, villa d'Abro, villa d'Avalos, villa Peirce, RoccaBella, Rocca Belvedere, fino ad arrivare alla visione spettacolare di Napoli vista dal cancello del Cenito.
E ancora villa Rae, con la sua portineria che sembra un tempietto con le colonne doriche.
E villa Gallotti, dove ho vissuto felice per tanti anni, e villa Caflish, con i suoi vigneti e le stalle, le mucche e i contadini (ormai tutto è stato inglobato dal parco Rivalta!).
E il Mausoleo, i giardinetti, la villetta con i cani di terracotta, la chiesa di Bellavista, la casa di Agostino, la discesa di Giuseppone, villa Volpicelli, Riva Fiorita, la Farmacia di Fofò, Vegezio e il cinema Posillipo.
E poi le sette palazzine, il delizioso borgo del Casale, e Marechiaro.

Conoscevo quelle ville da terra e da mare.
Mi mancano il profumo degli aghi di pino e delle foglie di eucaliptus, che i giardinieri bruciavano dopo averle raccolte nei viali, e i vaporetti per le isole che nell'incrociarsi si salutavano con la sirena. 
E i comandi secchi dei timonieri che scandivano il tempo di voga per i canottieri con le maglie a righe.
E il rumore dei colpi di maglio che fissavano al suolo le palafitte per i pontili e per gli stabilimenti, preannunciando così l'arrivo dell'estate imminente.
E le mareggiate, e le lampare, e i fuochi a mare a Piedigrotta.
E le regate veliche, e la coppa Pattison, e la Lysistrata per le yole a 8 con timoniere che partivano da Giuseppone e arrivavano alla Colonna Spezzata.
E le cicale, e i grilli, e i gabbiani, e i gatti presenti in tutte le palazzine e le ville.
E la motobarca che la sera faceva il giro del golfo mentre le melodie delle canzoni napoletane suonate a bordo riempivano dolcemente il silenzio.

E' questa la Posillipo che amo, dalla quale sono purtroppo lontana, e che cerco di far rivivere con i miei ricordi.