sabato 28 settembre 2019

Altri ricordi sulla Forrestal

Ebbi la fortuna di visitarla.
A Riva Fiorita vennero ad abitare degli ufficiali della nostra aviazione in forza alla NATO.
Facemmo rapidamente amicizia con i loro figli -tutti più o meno nostri coetanei- e li seguimmo quando le loro famiglie vennero invitate a bordo. Eravamo una dozzina di ragazzini sui 12/13 anni.
Eccitati e un po' intimiditi ci imbarcammo al porto su uno di quei mezzi da sbarco che rivedemmo poi nei film americani.
Tutti in piedi su quello che sembrava un enorme scatolone bianco, scoperto e con una paratìa più alta da un lato che all'attracco si abbassava trasformandosi in una passerella.
Fummo accolti a bordo da marinai palestrati e giganteschi, alcuni anche di colore, che sorridendo ci stringevano la mano e con un amichevole scappellotto tra un "Hello!" e un "Welcome!" ci facevano entrare in questa portaerei che sembrava un'isola, tanto era alta sul livello del mare.
Ricordo gli aerei e gli elicotteri fissati al suolo con degli enormi cavi d'acciaio e una pista d'atterraggio lunghissima.
Un ufficiale ci raccontava come avvenivano le manovre, ci parlava della velocità degli aerei, della preparazione dei piloti.
Poi ci riunì tutti vicini, e improvvisamente il ponte di volo fu "inghiottito" all'interno della portaerei e avemmo tutti l'impressione di inabissarci.
Con gli occhi sgranati dalla meraviglia ci rendemmo conto che quello era un ascensore.
Ed era gigantesco!
La parte sottostante nella quale ci ritrovammo ci parve una città, brulicante di persone indaffarate.
Vedemmo un campo da basket occupato dai marines che giocavano allegramente, poi raggiungemmo il refettorio dove inorridimmo nel vedere altri marinai che mangiavano delle enormi bistecche spalmandole abbondantemente di marmellata di ciliegie.
Ancora più avanti raggiungemmo lo store -caffè, cacao, biscotti, barattoli di legumi, carne in scatola, zucchero, latte evaporato o condensato, crackers, frutta eccetera, insieme a prodotti per l'igiene personale (saponi, lamette, rasoi, dentifrici, biancheria)- erano riposti nelle loro confezioni coloratissime e ben allineati sugli scaffali.
Anche quello fu una novità per noi.
Allora in Italia nessuno di noi aveva ancora idea dei supermercati.
Tornammo quindi a casa ansiosi di raccontare tutto quello che avevamo visto e ci addormentammo ancora increduli.







domenica 22 settembre 2019

La Tropèa

Aspettavamo la Tropèa.
Dopo tanto sole, tanto caldo, tanta arsura, si desiderava una "rottura dei tempi", anche se solo temporanea.
Le piante fiaccate, sofferenti, anemiche, cercavano di resistere nel terreno riarso, che si spaccava in più punti.
Da cento giorni ed oltre il sole implacabile bombardava la terra, e tutti speravano che la clemenza della natura portasse un po' di ristoro.
E la tropèa arrivava.
Fra la fine di agosto e la prima quindicina di settembre, improvvisamente, ad ovest, una luce abbagliante all'orizzonte separava il mare divenuto grigio acciaio da un cielo cupo, nel quale una enorme nuvola avanzava srotolandosi come un tappeto, coprendo rapidamente tutto il golfo.
La terra e il mare davano l'impressione di inspirare -per un attimo intensamente-, in attesa di un brontolìo di tuoni, prima lontani, e poi vicinissimi, mentre lampi rapidissimi fendevano nubi gonfie d'acqua.
La pioggia arrivava a goccioloni violenti e caldi, e per noi bambini era una festa.
Questo sconvolgimento meteorologico, splendido da vedere, durava solo pochi minuti.
 L'aria si rinfrescava appena, ma il calore che emanava dal terreno quasi annullava quest'effetto.
Il segnale che la tropèa era terminata era dato dall'arcobaleno, che abbracciava il golfo e si specchiava nelle pozzanghere.