sabato 15 agosto 2015

Proggiolone, la primavera del mare!

Un mito.
Ebbe un'intuizione geniale e inventò il fast food a mare,
Negli anni '50 e fino agli anni '65, girava con la sua barca tra i motoscafi, gli otto metri, i dinghies, i sandolini che sostavano nella rada del Cenito. Aveva a bordo una ghiacciaia ed una grossa borsa di panini imbottiti. Aveva i capelli neri ricci, gli occhi azzurri e un sorriso simpatico. Con la sua voce forte urlava:

"Voi volete bere o volete mangiare?"
- "Che coraggio che c'avete, mi guardate e non me chiammate!"
- "Che coraggio che c'avete, mi vedete e non mi volete!"
- "Qua sta Proggiolone, la primavera del mare!"

Si era autodefinito Proggiolone perchè la sua specialità erano i panini con il proggiolone (il provolone). Diceva che evitava quelli con i salumi perchè facevano venire sete.
Ne aveva con i pomodori, con i peperoni, con le melenzane a funghetto, squisiti!.
Nella ghiacciaia aveva acqua, qualche coca cola, e caffè .
Girava da una barca all'altra e la sua voce forte che gridava "CHIMIVUOOOLE!!" si sentiva nelle ville a mare e fin sulla strada.
Fu soppiantato da Gennaro che raccontava di essere un suo parente e che gli subentrò, in quanto Proggiolone -che d'inverno faceva il bidello- si era infortunato ad una gamba, essendogli caduta addosso una lavagna.
Nel frattempo anche gli... avventori erano cambiati.
Molte più barche si fermavano al Cenito, molta più plastica al posto del legno, la passione per il mare lasciava il posto al "progresso" e agli status symbol.
Scomparsi i sandolini e gli otto metri, subentrarono i Boston whaler, con gli ampi prendisole che -pur essendo orribili- facevano tendenza.
Proggiolone aveva aperto la strada, con la sua cucina casareccia, Gennaro perfezionò l'offerta.
Innanzitutto la sua barca a motore gli permetteva di spostarsi più velocemente e agevolmente, poi aveva a bordo un frigorifero vero e proprio, con porzioni di parmigiana di melenzane, gattò di patate, arancini di riso, cotolette. La sua barca era rossa, con la scritta "COCA COLA" in bianco e sull'ombrellone che la riparava dal sole. Vendeva anche bibite ghiacciate e gelati.
Un anno Gennaro, da grande imprenditore, fece montare una pedana su palafitte, avanti alla spiaggia piccola di villa Peirce. La si raggiungeva a nuoto o in barca. Era una spaghetteria. 
Vi si mangiavano unicamente spaghetti ai frutti di mare. Una meraviglia!

Rincontrai Proggiolone dopo parecchi anni.
Immutato, se non nella capigliatura ormai bianca, ma sereno e nostalgico.
Parlammo a lungo, io felice di essere stata riconosciuta dopo tanti anni, lui contento di poter ricordare tempi lontani così diversi dagli attuali; tempi in cui bastava un panino mangiato in mezzo al mare per sorridere alla vita e sentirsi padroni del mondo.

 


mercoledì 12 agosto 2015

'Zi Peppe

Della famiglia Cafarelli, 'Zi Peppe, più anziano di Barbetta, era... l'armatore.
Possedeva cinque barche, quattro le affittava, una era sua personale. Erano barche a remi, semplici, da pescatore, un po' pesanti da governare ma stabili e sicure. Gli scafi avevano un colore particolare, di un azzurro tendente al grigio.
 'Zi Peppe le affittava a malincuore, dopo mille raccomandazioni:
- " Giuvino', ma 'a sapìte purta' ?"
- "M'arraccumanno!"
- "Si jate a Marechiaro, passate pe' ffora a Preta Salata, ca pe' ddinto stanno 'e cchiane!"

Trovava pace solo quando la sua... flotta rientrava.

Nell'attesa remava lento, in avanti, nella rada di Giuseppone, con le spalle alla prua, anche perchè a poppa, seduto, impettito e partecipe, c'era il suo cane. Uno di quei cagnolini come ce ne sono tanti, risultato di incroci di svariate razze accoppiatesi nel tempo. Era piccolo, bianco a macchie color caffelatte. 
L'intesa tra i due era perfetta. Da terra si vedeva che 'Zi Peppe gli parlava, come ad un vecchio amico, e il cane sembrava ascoltarlo e assecondarlo.
'Zi Peppe abitava con la moglie Zia Nannina, in una stanza unica con cucinotto. 
Quando apriva la porta finestra appariva una visione che era una gioia per gli occhi e per lo spirito. Ben centrato di fronte, il Vesuvio. A sinistra Napoli, a destra villa Volpicelli, davanti la scogliera, il piccolo porto, e le barche che rappresentavano tutta la sua ricchezza. Anzi, no. 
Era anche proprietario di una nassa che aveva affondato fuori agli scogli.
Una volta che catturò tre marvizzi, lui e Zia Nannina mi invitarono a cena e ancora ricordo il sapore dei pesci cotti sulla fornacella.
'Zi Peppe aveva i capelli bianchi e l'immancabile coppola blu.
Zia Nannina anche lei bianca, ma con gli occhi scuri ridenti e il sorriso sempre pronto.
Non avevavano avuto figli, e vivevano l'uno per l'altra.
Un brutto giorno Zia Nannina si alzò presto per fare il caffè, ma avendo per sbaglio lasciata aperta la manopola del gas la sera precedente, appena accese un fiammifero, tutta la stanza prese fuoco.
Con ustioni su tutto il corpo furono portati al Loreto Crispi.
Li andavo a trovare spesso. Sembrava che l'immediatezza delle cure potesse avere la meglio sulle bruciature.
Prendevo in giro 'Zi Nannina, le dicevo che con la pelle nuova nessuno l'avrebbe riconosciuta e l'avrebbero scambiata per una sedicenne e fra le bende imbevute che le ricoprivano il viso, gi occhi le sorridevano.
'Zi Peppe aveva la febbre forte, delirava, si agitava, diceva che qualcuno rubava i pesci dalla sua nassa.
Il medico non si spiegava perchè portasse ritmicamente i pugni chiusi, insieme, al petto, per poi lasciarli andare. 
Gli spiegai chi era, e che continuava a fare quello che aveva sempre fatto... remare.
Il medico, intenerito, cercò in tutti i modi di fronteggiare l'infezione, ma il fisico minuto di 'Zi Peppe non fu in grado di sopportare le cure.
Zia Nannina, più forte e un po' più giovane, dopo mesi e mesi di ospedale, riuscì a tornare a casa, e a sopravvivergli di qualche anno.
La vista di fronte casa di 'Zi Peppe e 'Zì Nannina

sabato 8 agosto 2015

'Zì Rafele

'Zi Rafele merita un discorso a parte.
'Zi Rafele non era un pescatore, era un marinaio.
Controllava le barche che gli venivano affidate nel porticciuolo di Riva Fiorita, toglieva l'acqua rimasta sotto i paglioli, le custodiva, traghettava i fortunati bagnanti che ne erano proprietari, aiutandoli a salire a bordo e a districarsi tra boe, gavitelli, parabordi, e cime , finchè non superavano la scogliera. Aveva una soluzione per ogni problema riguardante le uscite in mare.
Aveva requisito due cabine, sotto la terrazza, nelle quali c'era di tutto. Vi trovavi ancore, remi, taniche, spugne, strisce di cuoio, chiodi, viti, bocche di rancio, cime, sagole, pezzi di legno di ogni spessore, sega e seghetto, martello, avanzi di vernice.
Lavorava tutto il giorno, ungendo di grasso gli spezzoni di corda che andavano negli scalmi, scacciando i ragazzini che volevano salire sulle barche per tuffarsi, riavvolgendo cime e facendo piccole riparazioni. 
Era anziano, bassino, con pochi denti e i capelli bianchi, curvo come una virgola, ma con un'agilità da gatto. Infaticabile, non si riposava mai, se non la sera, quando aveva sistemato tutte le barche. Soltanto allora, quando il sole stava per scomparire, si concedeva finalmente una sosta e una birra.
Questi erano i suoi vizi: la birra, il vino e... le donne.
Ricordo che fu ricoverato al Fatebenefratelli per un malore, ma venne dimesso rapidamente per le intemperanti avances che dedicava alle infermiere.
Gli abbiamo voluto bene tutti, perchè pur volendo fare il burbero veniva tradito dall'innocenza dei suoi piccoli occhi che sembravano due pezzetti di cielo. Celesti come quel cielo nel quale adesso riposa meritatamente in pace.