martedì 4 aprile 2017

La Villa Comunale

A mia memoria dall'anno '46 fino al '55 e anche un po' oltre, la Villa Comunale ogni domenica mattina era frequentatissima dalle famiglie. Probabilmente, con la fine della seconda guerra mondiale, si sentiva di più il bisogno di stare insieme, di riprendere le vecchie abitudini, di esorcizzare i tristi ricordi degli anni appena passati.

D'altronde i giardini ben tenuti, l'aria di mare, la passeggiata a via Caracciolo, le panchine all'ombra, invogliavano a questo tacito periodico raduno.

C'erano le balie ciociare, con le gonne blu o rosse e i grembiuli con la pettorina bordati di pizzo, che spingevano le carrozzine; c'era il venditore di semenze, con il suo cesto sul quale un paletto di legno reggeva infilzati i taralli bianchi di glassa, c'era il teatrino delle guarattelle, che affascinava i bambini ma anche gli adulti.
Ricordo un pianino che suonava in sordina le canzoni napoletane, mentre i bambini aspettavano pazientemente il loro turno per salire sui carrettini trainati dalle caprette che li avrebbero portati in giro per la Villa. Ne vedevo altri sostare presso la Fontana delle Paparelle e osservarle con meraviglia.
Il venditore di palloncini - "Guagliù, chiagnìte!"- riusciva a vendere tutta la sua merce.

Intanto una coppia di carabinieri a cavallo, lenta e placida, andava su e giù lungo via Caracciolo insieme a qualche carrozzella che portava i turisti a spasso.
A mare i canottieri vogavano, e qualche vela lontana prendeva il vento, mentre sul lungomare i pescatori tiravano una lunga corda annodata, alla quale era attaccata una rete (si diceva che fossero pagati dall'azienda di soggiorno, per fare scena!).

In Villa le bambine giocavano con il volano, i tamburelli e le corde per saltare.
I maschi con le biciclette e i pattini.
Poi c'erano i bambini "benestanti", riconoscibilissimi perchè non si sporcavano mai, stavano in disparte, e giocavano solo tra di loro. Mi dispiaceva un po' per loro.
I maschi portavano i bermuda, le femmine i vestiti a palloncino con i golfini soffici e fra i capelli i cerchietti ricoperti di panno lenci.

Anche noi andavamo in Villa - scendevamo con l'ascensore della Nunziatella -così lo chiamavano tutti- insieme ai nostri genitori e alle nostre biciclette.
Altre volte ci accompagnava il nonno materno, uomo di mare, e la tappa obbligata era l'Acquario.

Appena si entrava c'era una piccola vasca, grande come un lavabo, un po' in disparte e quasi al buio.
Vi dimorava una torpedine, e ogni volta il nonno insisteva per farcela toccare e provare la scossa elettrica.
Iniziava lui, dandoci il buon esempio, ma io ero sempre molto titubante.
Poi, tramite le sue conoscenze -conosceva sempre tutti-  ci portava a guardare le vasche dall'alto, rendendoci fieri di questo trattamento speciale, tanto da vantarci con i nostri amichetti.

A tratti un rumore strano, come di un grossissimo calabrone, rompeva il silenzio.
Era un aeroplanino pubblicitario, che trainava uno striscione con su scritto "Mobili Fogliano".
Seguiva dall'alto un lancio di volantini colorati, che distoglieva i piccoli dai loro giochi per precipitarsi a raccoglierli.

Ho un altro ricordo simpatico della Villa Comunale: almeno due volte ho assistito ad una gara che si svolgeva annualmente tra i camerieri dei bar.
Questi, correndo con un vassoio in una mano, dovevano portare una brocca e dei bicchieri colmi d'acqua dalla Casina dei Fiori fino alla Colonna Spezzata senza far versare neanche una goccia.
Noi tifavamo per un certo Pasquale, del bar dell'Hotel Vittoria, dove facevamo tappa prima di tornare a casa.

Pescatori a Via Caracciolo (qualche anno prima!) - Foto da Internet


Gara dei camerieri, in una vecchia edizione (1933) - Foto Archivio Storico Peroni


I carrettini trainati dalle caprette - immagine di autore sconosciuto da wikimedia

Io e mio fratello in una foto di tanti, tanti anni fa, alla Villa Comunale 


La Villa Comunale in una foto dal Grand Hotel o dal Consolato degli Stati Uniti a via Caracciolo