domenica 15 maggio 2022

Cauchetto

In ricordo di Carlo Adamo, che ci ha lasciato un anno fa.

Carlo, anche conosciuto come Cauchetto, era figlio di Salvatore il bagnino
Allegro e spiritoso, sempre pronto a organizzare scherzi e partite di pallone sulla spiaggetta di Riva Fiorita, era diventato il punto di riferimento di tutti i ragazzini villeggianti.

Dopo le interminabili partite che duravano dalla chiusura dello stabilimento fino al crepuscolo, tutti loro, capeggiati da lui, si tuffavano in mare e nuotavano fino alla punta della scogliera. 
Simpatico, con la faccia di bravo ragazzo, muscoloso e forte, era benvoluto dall'intera comunità di Riva Fiorita.

Al Circolo Posillipo, dove si iscrisse quando diventò più grande, fece subito amicizia con i soci, gli atleti, i marinai e i camerieri. Aveva una parola buona, una battuta e un sorriso per tutti. Sapeva stare bene con gli adulti e con i bambini ai quali, con pazienza, raccontava storie e dava spiegazioni rispondendo ad ogni loro domanda. Ricordo, ad esempio, di avergli sentito spiegare a un bambino di cinque anni come funziona un aereo e anche come si formano i temporali.
Imbattibile nei giochi di carte, anche sul campo di tennis dove giocava una partita dopo l'altra, era difficile tenergli testa. Tutta questa iperattività che lo contraddistingueva e che gli era congeniale, fu purtroppo bloccata da un ictus che lo colse a soli 57 anni. 

Lui, così attivo, fu costretto su una sedia a rotelle. Con tanta fisioterapia riuscì a recuperare la parola e parte della mobilità. Tutti speravamo che potesse rimettersi in piedi, ma purtroppo non fu possibile. Accettò questa menomazione come un nuova condizione, un nuovo stadio della sua vita, e non si lamentò mai. Fece amicizia con i fisioterapisti che si alternavano e che lo trattavano con affetto e con rispetto. Con il suo carattere di uomo buono e sincero, non faceva pesare questo suo handicap e continuava a tenere banco con le sue battute, i suoi ricordi, i suoi aneddoti. Gli piaceva molto leggere, ma un sopraggiunto diabete gli abbassò la vista, costringendolo a soprassedere. Anche questa volta accettò l'ulteriore limitazione senza lamentarsi. Con lui si rideva e si sorrideva. Ricordava tutto, e raccontava con dovizia di particolari episodi comici e i fattarielli di Riva Fiorita, che lo avevano visto nel tempo testimone e a volte partecipe. 

Pur essendo tanto più giovane di me, i nostri ricordi spesso si accavallavano, e le sue memorie sono state per me uno stimolo per raccontarle insieme alle mie.

Quando andavo a trovarlo, salutandolo lo abbracciavo. Lo sentivo sempre più fragile e rassegnato. 
Ha lasciato un gran vuoto tra i grandi, i piccoli, gli amici e i conoscenti, che lo ricordano con gratitudine per la sua grande gentilezza e per il suo buonumore.

Riposa in pace, Carlo, e grazie per la tua amicizia e per il tuo esempio.