sabato 8 ottobre 2022

Il Cinema Posillipo

Nel 1961, a Posillipo ci fu una grossa novità.

Di fronte a villa Costa, accanto all'edicola di Antonio il giornalaio, si vedevano da mesi lavorare degli operai nella campagna sotto la strada. Le persone erano piuttosto incuriosite, finché qualcuno azzardò che stessero costruendo nientemeno che un cinema.
I posillipini non erano molto cinefili, anche perché allora andare al cinema significava "scendere a Napoli", e la pigrizia aveva spesso il sopravvento. La sala cinematografica più vicina era il Maximun, nella traversa di fronte agli imbarchi degli aliscafi a Mergellina, e quando un film riceveva vari commenti positivi dalla critica, ci si accontentava a volte di vederlo lì, anche se in terza visione.

Dopo qualche tempo arrivò effettivamente il giorno dell'inaugurazione. 
Il Cinema Posillipo dalla strada non si vedeva. Si varcava un cancello e a sinistra due rampe di scale portavano giù al minuscolo botteghino e a quattro file di seggiolini nascosti da una pesante tenda, che formavano il loggione; scendendo ancora si arrivava alla sala. Dietro al vetro del botteghino si alternava la coppia dei proprietari, ed era sempre presente un bel gattone bianco con un fiocco rosso. 
Il cinema era stato costruito su tre terrazzamenti della campagna sottostante via Posillipo, lo schermo si trovava al centro di due enormi vetrate, dalle quali si vedevano i grossi tronchi di due giganteschi pini (fortunatamente risparmiati dai lavori), mentre le loro cime svettavano ben oltre la costruzione. Il tutto era molto scenografico, ma in estate la luce eccessiva del tramonto (ora della prima proiezione) disturbava la visione dello schermo; mentre in inverno i due finestroni, anche se venivano chiusi, lasciavano passare spifferi e gelo.
Il cinema non era mai affollatissimo, ma incontrò anche perché proiettava anche film classici che alcuni potevano avere piacere di rivedere, o film leggeri per sorridere, o western. L'atmosfera era familiare e casareccia.
Si andava al cinema senza cambiarsi d'abito, a differenza di come si sarebbe fatto in città. I più freddolosi in inverno portavano un plaid da poggiare sulle gambe, per ripararsi dal freddo; qualcuno si presentava addirittura con la borsa dell'acqua calda. Altri provvedevano a portare da casa dei cuscini da adattare sugli scuri, scomodissimi sedili in legno dalla seduta ribaltabile. 
C'era una signora che abitava di fronte al cinema, che fra il primo e il secondo tempo del film correva a casa a spegnere il forno dove aveva messo a cuocere la cena, e si raccomandava di aspettarla per riprendere la proiezione. E l'aspettavano!
Lei, trafelata, ritornava ringraziando tutti.

Un'altra volta, in estate, mi trovai con due sorelle che dopo il film dovevano andare a una cena. Vennero al cinema con due fazzolettoni che coprivano le loro teste piene di bigodini. Nelle due ore di proiezione i capelli si sarebbero asciugati da soli. 

Ricordo la maschera: un signore alto, magro, pelato, con la faccia lunga e gli occhi vicini vicini. Gentilissimo, faceva entrare in sala se c'era da fare una imbasciata urgente a qualcuno degli spettatori, che risultava presente perché aveva lasciato la macchina fuori.

Che tempi irripetibili... 

Il cinema Posillipo - foto da internet