sabato 27 novembre 2021

Cosa vuoi fare da grande?

Carmela era rimasta vedova e aveva preso il posto del marito, portiere del palazzo nel quale abitavamo in inverno dopo le lunghe estati trascorse a Posillipo.

Era una donna anziana, dai capelli rossi, che distribuiva la posta e spazzava il cortile. La figlia Titina, per darle una mano, venne ad abitare con lei insieme al marito pompiere e alle loro tre figlie. La più grande delle tre, Elena, era mia coetanea e spesso veniva a giocare a casa mia. Vedevo suo padre in divisa, con il casco, ritirarsi sfinito e... lo invidiavo.

Tornava a casa e raccontava degli interventi della giornata: allagamenti, incendi, salvataggi di persone e animali, uso della scala Maginot per raggiungere tetti, alberi, cornicioni e terrazzi. 

E poi le autobotti, gli  idranti, la sirena... Invidiavo lui e i suoi compagni, per questa vita avventurosa costellata da atti di eroismo mai ostentati.

Forse la mia incondizionata ammirazione per i pompieri è nata proprio così. Tanto che quando a scuola alle elementari ogni anno la maestra dettava il fatidico tema "Che cosa vorresti fare da grande?", mentre le mie compagne scrivevano che avrebbero voluto diventare chi concertista di pianoforte, chi ballerina, chi violinista etc. (allora non c'erano le veline e le presentatrici televisive), io puntualmente scrivevo :"il pompiere". 

In terza la maestra si preoccupò, in quarta mandò a chiamare i miei genitori.

Mia madre mi iscrisse a una scuola di danza classica, ma i risultati non furono quelli sperati.

In quinta, al solito tema, cambiai. 

Avevo letto "Ventimila leghe sotto i mari", e ne ero rimasta affascinata; inoltre avevo visto a Posillipo, sotto casa, un palombaro in azione. E scrissi quindi : "il Palombaro". 
Ma neppure questo tema andò bene...



venerdì 5 novembre 2021

Favurìte!

Non ne sono certa, ma mi piace pensare che augurare a qualcuno "buona giornata" sia una forma di saluto beneaugurante che appartenga solo ai Napoletani, e forse ai meridionali.

"Buona Giornata" vuol dire augurare una giornata lieta e serena, senza scossoni, senza brutte notizie, senza guai, scocciature e contrarietà.
Trovo che sia un augurio meraviglioso. 
Non saprei pensare che qualcuno possa rovinarlo dicendo magari "Buona giornata, neh!" .
Mentre il buongiorno classico è una forma di rispetto che si usa entrando in un locale, incrociando qualche sconosciuto in ascensore o in un palazzo, o come approccio per chiedere un'informazione, la "buona giornata" è invece una forma di ringraziamento cordiale.
Si dice "buona giornata" alla cassiera del supermercato, al salumiere che ci ha servito al banco, al postino che ci consegna la posta, al giornalaio, al tabaccaio, al farmacista...
Mentalmente io plaudo sempre a chi ha coniato questo saluto che mi mette di buon umore e che invita a un'armonia tra gli esseri umani.

E poi ce n'è un'altra bellissima che purtroppo sta scomparendo : "Favurìte!" .
Un tempo, ogni volta che passavi sotto un palazzo in costruzione o in restauro, durante la mezz'ora di spacco vedevi muratori e operai con i cappelli di carta di giornale che, seduti a terra esausti, con l'immancabile birra da tre quarti accanto, addentavano il mezzo palatone portato da casa e farcito con frittata o polpette con la salsa, o altro. A chiunque passasse si rivolgevano con il "Favurìte!", retaggio rispettoso che significa "quel poco che ho sono pronto a dividerlo con te. Non posso mangiare pensando che tu non ne abbia". Che delicatezza di sentimenti!

Logicamente si rispondeva, e spero ci sia ancora modo di rispondere "Buon appetito!" .