Pantaloni beige al ginocchio, una canottiera chiara dalla quale spuntavano sugli omeri e in petto dei ciuffi di peli bianchi e rossastri. Aveva dei baffoni spessi e gonfi, e altrettanto spesse e gonfie erano le sue basette che venivano fuori da un fazzoletto annodato ai quattro angoli che, bagnato in mare e calzato, gli riparava la coccia dal sole.
Peppe 'o russo fungeva da taxi del mare. Dagli yacht ancorati al Cenito accompagnava i navigatori a salutare gli amici che li attendevano nelle ville a mare, o viceversa, traghettava gli inquilini delle ville a visitare le barche, noleggiate ai circoli, che sostavano nella rada.
Spesso recuperava e trainava i ragazzini che si erano allontanati troppo con i canotti di gomma, sfuggendo agli sguardi vigili dei genitori. Tutto questo, logicamente, a remi.
Quando eravamo piccoli, mio fratello ed io , facevamo i bagni al Cenito.
Scendevamo le scale sotto allo chalet di Villa Gallotti e raggiungevamo il pezzetto di molo che si trova fuori alla grotta. Lì ci aspettava questo vecchio marinaio.
Con nostro padre salivamo sulla sua barca e lui ci traghettava sulla spiaggia del Cenito.
Nostra madre ci raggiungeva più tardi.
Se Peppe 'o russo non era in zona, la vedevamo arrivare a nuoto, con una borsa in bilico sulla testa. In questa borsa portava dei panini per noi e della frutta. Nuotava piano piano, con la testa fuori dall'acqua, e stranamente riusciva a portare a destinazione i viveri ancora asciutti.
Nel frattempo, prima di venire a riprenderci, Peppe 'o russo aveva fatto tanti altri tragitti, anche da uno stabilimento all'altro. A volte si spingeva fino a Marechiaro.
Penso che partisse da Villa Martinelli o da Grotta Romana, perchè al tramonto spariva in quella direzione.
Quando tornavamo a casa facevamo le corse per farci la doccia in terrazza.
Lo scoglio del Cenito visto dalla baia |
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