Accompagnata da Luigino, fruttivendolo del Rione che all'occorrenza si improvvisava chauffeur, scendeva a Giuseppone la mattina presto insieme ai suoi due ragazzini - una bambina e un maschietto che poi diventarono miei allievi alla scuola di nuoto.
Era una giovane signora, alta, slanciata, molto bella, con i capelli biondi, gli occhi azzurri e un gran bel sorriso. Si chiamava Grazia, e mai nome fu più appropriato.
Si era sposata giovanissima con una cara persona, un brillante chirurgo più grande di età e insieme erano andati ad abitare nella villa di famiglia al Rione Spinelli (rione costruito dal nonno di lei).
A Giuseppone l'attendeva Totonno, uno dei figli di Barbetta, con il suo gozzo bianco e celeste tirato a lucido. Li aiutava a salire a bordo con tanto garbo e li accompagnava alla baia di Trentaremi, che allora era l'alternativa al Cenito -essendo anche meno frequentata- e si ancorava lì.
La signora Grazia, dalla risata contagiosa, era radiosa, sorridente, contenta, semplice e gentile, fiera dei suoi ragazzini. Totonno la guardava con adorazione, e dal modo in cui lo faceva non si poteva non intuire che ne fosse segretamente e dolorosamente innamorato.
Bagni, tuffi, calate, risate, richiami e saluti da altre barche: la mattinata passava velocemente.
Luigino fruttivendolo chauffeur, puntualissimo, a ora di pranzo tornava a prendere i suoi passeggeri e li riportava su al rione abbronzati e felici .