venerdì 19 marzo 2021

Don Lemporio

Accanto alla ex fabbrica di ghiaccio, poi diventata deposito della Birra Peroni, c'era una minuscola bottega -o meglio, un bugigattolo, grande forse come un box auto- che aveva la pretesa di essere un emporio. Si trovava prima di Piazza San Luigi, quasi di fronte al ristorante "Le Terrazze".
Apparteneva a un signore gentilissimo, simpatico e garbato, che prendendosi in giro diceva che questi erano i "Grandi Magazzini" di Posillipo. Aveva una faccia sorridente, tranquilla, i baffetti sottili e brizzolati. 
Non sapendo come chiamarlo, tutti lo chiamavano Don l'Emporio, che in seguito diventò "Don Lemporio". 
Al mattino apriva le ante della piccola bottega e appendeva ai chiodi appositi i cartoni con le pentoline per la cucinella delle bambole, i coppi (adesso si chiamano retini) per la pesca, i fuciletti di legno e di latta per i bambini, le lenze di nylon avvolte attorno a rettangoli di sughero, un cartone con i soldatini di plastica, etc.
All'interno le cose più disparate: spaghi, nastri, palline ripiene di segatura con l'elastico per lanciarle, figurine di calciatori, fionde, strummoli, orologini finti, occhiali di plastica, piccole cose, giocattoli innocui che facevano felici i bambini di una volta.
La mercanzia esposta cambiava a seconda della stagione e delle ricorrenze. In estate chiaramente tutto quello che riguardava il mare: secchielli, innaffiatoio, passino, formine. A Carnevale maschere di cartone, cappelli da fata, trombette, coriandoli, stelle filanti. A Natale palline colorate, fili d'argento, candeline da fissare sull'albero. In inverno, insieme alle cucchiarelle di legno, i forchettoni, ai mestoli e alle schiumarole, sempre presenti, avresti potuto trovare la padella di ferro forata per cuocere le caldarroste. 
E questo era il segno che un altro anno era trascorso.

Foto di repertorio - dall'archivio dell'artista Vittorio Pandolfi



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