giovedì 24 settembre 2020

Giovannina e il pignatiello

A dispetto del suo nome, Giovannina era un donnone. 
Sempre vestita di nero, con degli abiti fin sotto il polpaccio, le pantofole di feltro nere anch'esse, i capelli corvini lunghi e raccolti a crocchia sulla nuca, faceva parte del paesaggio di Giuseppone.
Era la sorella del proprietario del ristorante.
Al piano terra c'era il suo piccolo balcone, alle spalle della fontanella alla quale ci siamo sempre fermati tutti per bere, per sciacquarci i piedi, addirittura a volte da ragazzini accovacciandoci per fare la doccia. 
Era lì, perennemente affacciata, con il rosario in una mano e un bicchiere vuoto nell'altra, occupando con la sua mole tutta la finestra che le faceva da cornice.
Chiamava chiunque passasse di fronte al suo balcone, e garbatamente lo pregava di riempire con l'acqua della fontana il bicchiere o a volte anche una bottiglia.
Mi voleva bene, e gliene volevo anche io.
Una volta mi regalò in gran segreto un pignatiello di ceramica (era uno di quelli nei quali al ristorante Giuseppone venivano serviti i polpetielli) che nel suo ricordo conservo ancora gelosamente.




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