giovedì 26 dicembre 2019

Il ragazzo della "fracetumma"

Inizialmente era Giannino, il Ricciulillo junior, a portarci la spesa dalla salumeria del padre, che si trovava ai giardinetti.
Mia madre raccoglieva le ordinazioni delle quattro famiglie della palazzina, e telefonava a nome di tutti perché solo noi, allora, possedevamo l'apparecchio telefonico.
Giannino arrivava su un'ape sgangherata e rumorosa, abbordando in velocità le curve del viale. 
Sempre sorridente, con gli occhi vivacissimi, prendeva bonariamente in giro tutti, e se ne andava cantando.
Se tardava a portare la spesa noi scendevamo a mare.
Mamma metteva la chiave nella toppa e gli lasciava i soldi e la regalìa sul tavolo della cucina.
Lui entrava, e se c'era roba deperibile la riponeva nella ghiacciaia.
Successivamente, per un periodo si alternarono due ragazzi a consegnare la spesa, ma questi, invece, venivano a piedi con una grande cesta sotto il braccio. 
Si chiamavano entrambi Tonino, e uno dei due era parente di Giannino.

Arrivò poi il ragazzo della fracetumma.
Era un bel ragazzotto, sui 14-15 anni.
Alto, atletico, con grandi occhi scuri, ma ...nato stanco.
Camminava lento, dinoccolato. 
Scendeva per il viale soffermandosi mille volte a raccogliere i pinoli, a guardare le farfalle, ad accarezzare i gatti. E quando gli si diceva :
" Ma quanto tempo ci hai messo a venire? Che è successo?" -rispondeva- "Signò, io oggi me sento 'na fracitumma 'ncuollo ca faccio fatica a me movere!".
Questo accadeva quotidianamente.
Mamma, pensando che avesse fame, gli preparava degli sfilatini imbottiti con la frittata, con le melanzane, con mozzarella e pomodori.
E anche questi, molto graditi, venivano addentati con altrettanta flemma e lentezza.
A parte questa fracitumma, era un ragazzo carino, gentile, che si faceva voler bene, e pur di fargli guadagnare qualcosa, mia madre gli propose di pulire le scale della palazzina.
Si trattava di spazzare e lavare gli scalini di cinque rampe e di spolverare la ringhiera.
Accettò di malavoglia. Fece un lavoro accurato, ma impiegò due giorni!
Quando gli fu proposto di occuparsene ancora, lui con un sorrido disarmante e dolcissimo rispose: "No grazie signò, mi servivano i soldi per un cappotto nuovo e adesso ce li ho".
Lo ricordo con simpatia.



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