sabato 13 giugno 2020

La piazzetta di Riva Fiorita

In corrispondenza con l'arrivo della seconda motobarca del mattino compariva sulla spiaggia il venditore di cocco. Poco avvenente, con i grandi occhi neri sporgenti dalle orbite, trascinava i piedi nella sabbia e passava tra gli ombrelloni con il suo secchio zincato nel quale erano risposti pezzi di cocco di varie misure.

"E' arrivato Coccobbello, cocco di mamma!" - diceva sorridendo - ed era così garbato che ti sentivi in dovere di acquistarne almeno un pezzo.
Verso le 12, dalla punta della scogliera, si vedeva spuntare una barca grigia sulla quale due pescatori remavano in piedi con un lungo remo ciascuno.
Erano fratelli, avevano i capelli bianchi e venivano da Mergellina.
Avevano un fare piuttosto arrogante, che niente aveva a che vedere con i nostri pescatori posillipini.
Approdavano appena sulla spiaggia e immediatamente la loro barca era presa d'assalto dai villeggianti e dai bambini.
Erano chiamati "i gioiellieri", perchè sì, è vero che portavano il  pesce ancora vivo, ma se lo facevano pagare profumatamente.
Riuscivano a vendere tutto dopo estenuanti trattative. In genere gli acquirenti erano le persone di città, che ritornavano a casa con le motobarche, mentre i locali comperavano il pesce da Luigi del Casale o da Umberto Cafarelli, per affezione e per una forma di rispetto, oltre al fatto che erano meno esosi.
I bambini, intanto, affacciati sulla barca, osservavano con curiosità i pesci vivi conservati nelle tinozze, e si accorgevano che nell'acqua sotto i paglioli giaceva sempre a pancia all'aria qualche pinterrè, qualche mazzone, qualche bavosa, e alcuni sconcigli che sarebbero serviti come esca nelle nasse che riposavano a prua ancora gocciolanti.

A parte lo stabilimento, Riva Fiorita era un grosso condominio, paragonabile ad un rione.
C'erano gruppi di tutte le età, si conviveva in armonia e la piazzetta sul mare era il luogo d'incontro.

Al mattino, una coppia aveva requisito un pezzetto della rotonda, ed esponeva la sua mercanzia.
La moglie era una signora in carne, ben piazzata, il marito, snello e in canottiera con i baffetti neri, portava una paglietta traforata. Vendevano zoccoletti laccati per bambine, infradito, e quei sandaletti superga in tela rossa o blu bordati con il cordoncino bianco e con le suole di gomme. (Penso che li avremo portati tutti!).
Inoltre vendevano secchielli, formine, palette e salvagenti gonfiabili.
E quest'emporio improvvisato era sempre affollatissimo.

Sempre su questa rotonda aveva accesso in un giorno stabilito della settimana un furgone che vendeva formaggi, salumi, sottoli vari (melanzane, carciofini, funghi) sottaceti etc.
Il venerdì arrivava invece il camioncino dell'Algida, di color beige, con su dipinti i quattro orsetti che reclamizzavano i gelati: Arangelo, Limongelo, Cappuccio (attuale Coppa del Nonno) e Ciocla.
Ogni orsetto era rappresentato mentre teneva in una zampa uno di questi gelati con lo stecco.
Si chiamavano gelati da passeggio.

Questo camion riforniva il bar di Riva Fiorita, e si alternava con quello rosso e giallo della Coca Cola (la cui riproduzione abbiamo avuto tutti, o abbiamo sognato di avere tra i nostri giocattoli) che trasportava le cassette scoperte e ordinate, tutte in fila, con il loro carico di bottigliette in vetro, che conservavano il liquido scuro.

La sera, in estate, quando i mariti ritornavano dal lavoro, dopo aver cenato, tutti scendevano dalle case per sedersi vicino al mare e prendere il fresco.
E allora la rotonda diventava come una piazzetta di paese dove si pettegolava bonariamente.
E quando le cicale finivano finalmente di frinire, iniziava nelle aiuole il delicato concerto dei grilli.
Napoli lontana brillava di luci, e quando c'era, anche la luna ci metteva il resto con la sua scia brillante sul mare.
E allora l'incanto e la pace erano completi.


Spiaggetta di Riva Fiorita - anni '70


Riva Fiorita - Archivio Gennaro Improta

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