Tutte le ore che trascorreva, solo, nel silenzio, lo avevano fatto diventare un pensatore, un filosofo.
Quando sbarcava, al tramonto, aveva sempre voglia di parlare e se trovava qualcuno disposto ad ascoltarlo, non lo mollava più. Per questo, in tanti lo scansavano.
Portava con sussiego in testa i vecchi borsalino smessi di mio padre (che una volta erano stati di feltro grigio o tortora ed ora avevano un colore indefinibile) e sotto ci teneva i "ranci felloni" privati delle chele, per catturare i polipi.
Nel tempo ne ha presi tanti e noi, con la curiosità dei bambini, assistevamo al rito del morso in testa e dello sbattere quelle povere bestie sugli scogli.
Però poi, Luigi ti stupiva quando ti raccontava delle sue impressioni all'alba, quando vedeva il sole spuntare da dietro al Vesuvio e tingere di rosa, viola, rosso, arancione , "tutta ll'aria adderèto 'a Muntagna", e la meraviglia di vedere il mare che cambiava colore, e le refole che a tratti lo increspavano, e le case nei vetri delle quali si specchiavano i primi raggi.
E allora Luigi diceva: "Ma si sto je sulo mmiezo 'o mare e stanno ancora durmenno tutte quante, ma allora Ddìo 'sto spettacolo l'ha fatto sùlo pe' mme? Ma allora je so' impurtante, so' comme a Giulio Cesare!".
Povero, caro, Luigi ! Fu colpito da ischemia cerebrale.
Lo trovarono steso sul fondo della barca alla deriva... E non lo vedemmo più.
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