domenica 10 giugno 2018

il Villaggio

Quando le case erano rade, e collegate da un sentiero impervio che si interrompeva più volte, Posillipo era e fu chiamata Villaggio (come recitava una vecchissima targa presente a Sermoneta).
Con la creazione della strada voluta da Gioacchino Murat e completata nel 1814, man mano il villaggio divenne un quartiere campagnolo e marinaresco.
Alle rustiche masserie si affiancarono quindi nel tempo ville imponenti, palazzotti signorili e successivamente qualche villino liberty, specie nei rioni Carelli, Spinelli e al Casale, in un tripudio di verde e mare e natura prorompente.
I pini, le palme, gli alberi pregiati delle ville, si alternarono alle campagne ricche di agavi, fichi d'india, ulivi, aranci e viti. Sulla costa tante grotte, anfratti, spiaggette, erano intervallate da lunghi scogli di tufo piatti, le chiane, ricoperti da alghe verdi, cozze e uva di mare.
E in questo luogo paradisiaco hanno vissuto fino agli anni '70 i posillipini veraci: gente semplice, affabile, accomodante, rispettosa, incline al sorriso.

La città in linea d'aria era vicinissima, ma lontanissima dal modo di vivere di questi indigeni, che godevano appieno del mare, del vento, dell'esaltante visione del golfo in burrasca, delle cime degli alberi che ondeggiavano sotto la strada.
In qualsiasi periodo dell'anno, nei momenti liberi, c'era sempre chi andava a pescare.
I più giovani attraversavano la strada con una maglietta sul costume o con la muta, gli anziani, più pazienti, sedevano sugli scogli armati di canna da pesca e... aspettavano.

Il ritmo della vita era lento; la natura meravigliosa contribuiva a rasserenare gli animi con l'offerta della sua visione felice.
Non esistevano barriere sociali; si era tutti amici fraterni, senza nessuna differenza di classe.
I posillipini (di allora) erano tutte persone perbene, rispettose di regole non scritte : convivevano senza prevaricazioni condividendo l'incanto di questo estremo lembo del golfo che possedeva caratteristiche così diverse dal resto della città.
L'infanzia e la prima giovinezza dei ragazzi di Posillipo è stata felice e spensierata.
Si può senz'altro dire che sono stati anni vissuti senza sprecare nulla.
Il Rione Carelli e Piazza San Luigi, in particolare, erano una fucina di atleti.
Tantissimi praticavano il canottaggio e altrettanti erano i velisti. Ma c'erano anche i nuotatori, i pallanuotisti, i pescatori subacquei, che incanalavano nello sport le loro energie in eccesso e la loro gioia di vivere.
Tutti ragazzi sereni, semplici, sani e tanto diversi dai loro coetanei cittadini.
Poi, con la morte nel cuore, chi per lavoro, chi perchè si è sposato, chi per necessità, essendo lievitati i prezzi delle case in affitto, i posillipini - tranne pochi superstiti - hanno dovuto allontanarsi un po' tutti cedendo il posto ai "nuovi arrivati", che non sembrano apprezzare appieno la fortuna di vivere in un posto così particolare.

Posillipo ci ha dato tanto, ma ci ha tolto la possibilità di essere felici altrove.

Immagine da galleriefotocrafiche.com

Il Casale di Posillipo in un'immagine degli anni '50

6 commenti:

  1. Maria, brava come sempre. Ma brava è un concetto astratto e poco significativo. La realtà è che io mi predispongo a leggerti con desiderio e aspettativa e non resto mai delusa

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  2. Maria, brava come sempre. Ma brava è un concetto astratto e poco significativo. La realtà è che io mi predispongo a leggerti con desiderio e aspettativa e non resto mai delusa

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  3. Ciao Maria. Con un po' di ritardo leggo queste bellissime memorie. Te ne sono gratissimo. Purtroppo quello è stato un bel mondo magico che non si ripeterà più. Un abbraccio. E ancora grazie. Nando Lignano

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  4. Ciao Maria, ho letto solo oggi questo tuo bellissimo ricordo.Lo condivido in pieno, io ho vissuto negli anni 50 a San Pietro ai 2 frati,e sono stati gli anni piu' belli della mia fanciullezza. Indimenticabili. Grazie del ricordo

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  5. Scusa ho dimenticato di firmare. Paolo Nasti

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