domenica 22 settembre 2019

La Tropèa

Aspettavamo la Tropèa.
Dopo tanto sole, tanto caldo, tanta arsura, si desiderava una "rottura dei tempi", anche se solo temporanea.
Le piante fiaccate, sofferenti, anemiche, cercavano di resistere nel terreno riarso, che si spaccava in più punti.
Da cento giorni ed oltre il sole implacabile bombardava la terra, e tutti speravano che la clemenza della natura portasse un po' di ristoro.
E la tropèa arrivava.
Fra la fine di agosto e la prima quindicina di settembre, improvvisamente, ad ovest, una luce abbagliante all'orizzonte separava il mare divenuto grigio acciaio da un cielo cupo, nel quale una enorme nuvola avanzava srotolandosi come un tappeto, coprendo rapidamente tutto il golfo.
La terra e il mare davano l'impressione di inspirare -per un attimo intensamente-, in attesa di un brontolìo di tuoni, prima lontani, e poi vicinissimi, mentre lampi rapidissimi fendevano nubi gonfie d'acqua.
La pioggia arrivava a goccioloni violenti e caldi, e per noi bambini era una festa.
Questo sconvolgimento meteorologico, splendido da vedere, durava solo pochi minuti.
 L'aria si rinfrescava appena, ma il calore che emanava dal terreno quasi annullava quest'effetto.
Il segnale che la tropèa era terminata era dato dall'arcobaleno, che abbracciava il golfo e si specchiava nelle pozzanghere.


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